Premessa: desidero ringraziare Michel Magrelli, proprietario del casco protagonista dell'articolo: senza le sue foto questo post non sarebbe mai nato. Ringrazio anche Giovanni Adreval per le consultazioni e per l'aiuto che mi ha dato nella ricerca di alcune foto dell'epoca.
Siamo alla fine del 1997: Max Biaggi ha appena conquistato il suo quarto titolo mondiale consecutivo nella classe 250 e - dopo una trattativa che si protrae più del solito - ha confermato il suo passaggio in 500 con la Honda per il 1998. I colori della NSR 500 saranno ancora quelli dello sponsor Marlboro e la struttura tecnica sarà ancora guidata da Erv Kanemoto.
L'importanza dell'aerodinamica
Nella classe 500 le velocità sono molto elevate e Biaggi inizia a curare in modo particolare l'aerodinamica del suo abbigliamento tecnico: sin dai primi test con la NSR 500 in Australia comincia ad utilizzare in modo sistematico la gobba aerodinamica della sua tuta Dainese (fino ad allora utilizzata saltuariamente) e chiede alla Bieffe - suo partner tecnico per i caschi dal 1997 - anche delle modifiche aerodinamiche al top di gamma denominato BR16.
Bieffe BR16 "Evo": dalla F1 alla 500
Tra la fine del 1997 e i primi mesi del 1998 con i suoi piloti di punta (Max Biaggi, Doriano Romboni e Loris Capirossi) la casa italiana sviluppa delle appendici aerodinamiche che porteranno - dopo diverse prove e configurazioni effettuate soprattutto dal quattro volte campione del mondo - l'allora top di gamma BR16 a trasformarsi in GPR.
E' importante sottolineare che in quel periodo l'azienda toscana correva anche in F1: l'esperienza accumulata nel mondo delle 4 ruote si rivela quindi importante per sviluppare nuovi profili aerodinamici anche nel mondo delle 2.
La prima evoluzione aerodinamica del BR16 deriva probabilmente (il condizionale è d'obbligo) proprio dal mondo della F1. Il casco protagonista di questo post dovrebbe essere il primo tentativo della casa italiana di unificare il casco da moto all'aerodinamica da F1: notate quanta somiglianza c'è nello spoiler posteriore tra il casco di Biaggi (che ho denominato arbitrariamente "Evo") e quello di Eddie Irvine del 1998.
Ho fatto delle ricerche sulle riviste dell'epoca: non ho trovato foto di Biaggi in pista con questo casco, ma è probabile che sia stato utilizzato in qualche test e successivamente scartato proprio perché poco aerodinamico per un utilizzo motociclistico. E' probabile che sia apparso anche durante la presentazione del team alla stampa e agli addetti ai lavori.
Le immagini "pubbliche" che ho trovato di questo casco "Evo" sono quelle in basso (fonte Moto Sprint N13 del 1998 e Motociclismo 5/1998):
Bieffe BR16 "Evo" Max Biaggi 1998
Bieffe F1 Eddie Irvine 1998
Dal BR16 al GPR
Dopo l'abbandono dell'alettone posteriore in stile F1, le evoluzioni aerodinamiche del BR16 proseguono in due direzioni diverse, entrambe provate nel 1998.
- Utilizzo di due prese d'aria superiori: queste appendici aerodinamiche, vennero provate da Loris Capirossi, Doriano Romboni e anche da Max Biaggi in Malesia (circuito di Johor, seconda gara del campionato).
- Utilizzo di un'unghia posteriore trasparente: questa appendice aerodinamica - apparsa sin dai primi test invernali solo sul casco di Max - serviva ad armonizzare il flusso d'aria tra la parte finale della calotta del casco e la gobba aerodinamica della tuta, utilizzata in pianta stabile dal campione romano dal 1998.
Lo sviluppo di questa unghia posteriore è durato tutto il periodo dei test (nelle foto in basso si possono intravedere forme differenti e posizionate diversamente) e già nella prima gara del campionato (sul circuito giapponese di Suzuka) era verniciata con i colori del casco nella sua forma definitiva.
A metà campionato, l'unghia posteriore collaudata da Max venne utilizzata anche da tutti gli altri piloti Bieffe. Nel 1999, inoltre, la casa toscana testò anche la combinazione prese d'aria superiori e unghia posteriore.
Bieffe Biaggi 1998 "Prototype":
Bieffe Biaggi 1998
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